E' possibile un paragone tra enciclopedie multimediali ed enciclopedie tradizionali? Anche nei casi migliori, i testi nelle opere multidimediali sono decisamente scarni: fanno eccezione alcune voci, qua e là, in particolare in Encarta, Omnia e in misura minore Rizzoli. Ma nulla di paragonabile, per grado di approfondimento, a enciclopedie cartacee come la Treccani, il Grande Dizionario Enciclopedico Utet, la stessa Enciclopedia Europea Garzanti; in certi lemmi non si raggiunge nemmeno l’estensione delle voci delle piccole enciclopedie Garzanti. Per farla breve: se qualcuno cerca un’enciclopedia che gli fornisca molte informazioni a un livello di approfondimento significativo, non deve rivolgersi a questi prodotti. Per il momento, le opere su carta (almeno, quelle buone) sono ancora meglio. Se non c’è approfondimento, ci sarà almeno il pregio della multimedialità, allora. Beh, sì e no. Anche includendo le immagini (che si possono trovare però anche nelle opere su carta), la quantità di contributi multimediali in questi prodotti non è così entusiasmante, e anche la loro qualità non è sempre convincente. Ciò che più conta, comunque, è che i contributi multimediali sono quasi sempre appiccicati alle voci di testo e non appaiono determinanti per il carattere dell’opera. Se non si può cercare l’approfondimento, in questi lavori, si potrebbe sperare di trovare invece un modo nuovo di presentazione delle informazioni, più dinamico, attraente, più consono alla specificità dei nuovi mezzi di espressione. Ma, almeno per le enciclopedie, si direbbe che ancora nessuno abbia creato o imparato a usare un nuovo linguaggio, che sfrutti veramente le potenzialità del multimediale. Qualche spunto interessante qua e là si coglie: degni di citazione al merito l’Atlante della musica e l’Atlante dello sport di Omnia della De Agostini, dove si percepisce uno sforzo di organizzare in maniera nuova i materiali. Ma è ancora poco. C’è tecnologia, c’è magari buona grafica, ma manca, per così dire, la regia. E quel che ne viene fuori è un prodotto un po’ ibrido, che non riesce a tagliare il cordone ombelicale che lo lega alla tradizionale enciclopedia cartacea, per trovare la sua strada e inventare qualcosa di nuovo. Se questo fosse uno specchio fedele del modo di vedere lo scibile umano alle soglie del nuovo millennio, non ci sarebbe di che rallegrarsi. I quattro titoli che non sono alla prima edizione sono significativamente più fluidi dei due neonati (Eureka e DEM-Utet), e tutti e quattro presentano miglioramenti e arricchimenti rispetto alla versione precedente. Encarta e Omnia sono più ricche graficamente, Rizzoli ha reso un po’ più scorrevole l’interfaccia e ha rimediato ad alcune altre pecche, anche la Zanichelli appare potenziata. Eureka ha un’aria un po’ casalinga e mostra qualche ingenuità; il DEM ha un’aria seria, ma non è all’altezza della produzione cartacea della Utet. Sul piano della tecnologia Encarta è almeno un passo più avanti degli altri. Omnia è forse ancor più ricca graficamente e ha puntato molte carte sul suo OmniaLab, che resta uno degli strumenti più stimolanti in questo panorama. Rizzoli e Zanichelli hanno fatto una virtù della semplicità e soprattutto Rizzoli ha guadagnato molto, rispetto all’edizione precedente, in termini di coerenza e perspicuità. Eureka usa strumenti software decisamente meno potenti e presenta molte più rigidità nell’uso (si provi lo scorrimento nelle liste degli indici, per esempio). Al DEM della Utet manca soprattutto personalità: è abbastanza fluido, ma sempre un po’ dimesso e non tiene fede al suo prezzo, nettamente superiore a quello degli altri cinque prodotti.